lunedì 14 marzo 2016

DIMENTICARE LA GIORNATA DELLA MEMORIA

DIMENTICARE LA GIORNATA DELLA MEMORIA

Scrivo questo saggio il 20 febbraio 2016, a distanza di meno di un mese dalla giornata della memoria, ovvero circa il tempo della dimenticanza.
Tale ricorrenze sta, lentamente, svanendo nei suoi dettagli nell'immaginario collettivo, il quale comincia a dimenticarsi ciò che ci si è proposti di ricordare, e la celebrazione sembra divenire soltanto una buona norma, per mostrare l'apparente civiltà della quale abbiamo la fortuna di godere, e la nostra solidarietà verso persone che hanno sofferto. Sempre in meno infatti sanno perché si celebri proprio il 27 di gennaio, la giornata della memoria, così come si vanno perdendo le dinamiche dell'avvenuto.
Questo è dovuto dall'iterazione annuale della stessa identica procedura di ricordo: qualche film commemorativo in televisione, qualche annuncio qua e là, su web e giornali, le discussioni nelle scuole e nei centri di cultura. La persona, dunque, di anno in anno comincia a ricordare con sempre minore entusiasmo quello che loro non hanno mai vissuto, mentre vedono passare in rassegna le notizie delle guerre attuali, quelle più evidenti, quelle che rischiano di coinvolgere la nostra parte di mondo, insomma, le tematiche della Quarta guerra mondiale che ora sembrerebbe infuriare inesorabilmente nei più disparati paesi del nostro globo.
L'informazione, tuttavia, non pare avere molta considerazione di quel che accade oggi, preferendo le notizie di gossip, così da fare scordare i veri problemi che affliggono il nostro pianeta, giudicati dall'opinione pubblica, a quanto pare, tristi e ripetitivi, che oramai “non fanno più notizia”. Si dia tuttavia il caso che nei paesi interessati tutto ciò faccia ancora notizia, e scuota ancora gli animi delle persone che continuano a morire, o che vedono morire i loro cari soltanto guardandosi attorno. E' il caso della guerra in Siria, o le guerre di post-colonialismo, come quella in Congo, che sfrutta i minori e sottopaga i lavoratori adulti per l'estrazione di coltan, necessario a produrre i cellulari, e quandi a mantenere viva un'economia capitalistica sulla quale si basa il mondo. E in occidente, semplicemente, tali tematiche tendono ad essere ignorate in favore di notizie più leggere, di modo da fare filtrare solamente qualche piccola informazione secondaria, che mai e poi mai rende l'idea del problema, e i giornalisti obbediscono alla tendenza. Ciò che più colpisce è quanto il genere umano sembri non essere più progredito dai tempi dei latini ad oggi: già Terenzio, ne “Il punitore di se stesso” affermava il tema dell'humanitas, quella che oggi traduciamo con umanità, quel sentimento che ci pare il più bello possibile, ma che in origine ha questo significato:”Nulla di tutto ciò che appartiene al genere umano può essere considerato estraneo a me”. Affermare di essere “umani”, dunque, fa sì che l'individuo si prenda una responsabilità enorme: non ignorare i problemi, ma affrontarli, e costantemente passare del tempo a discuterne.
Come ogni periodo storico- e già lo affermava Karl Marx- non si può fare a meno di avere una lotta di classe. La lotta della nostra epoca pare non essere ancora iniziata, ma essere poco distante dal farlo: la rivoluzione del Terzo Mondo, con la resa di coscienza dei singoli, pare sempre più reale ed attuale. Tra molto tempo, forse, ci apparirà naturale capire di chi è la cosiddetta “ragione”, chi ha commesso crimini nei confronti dell'umanità, chi deve essere punito, e chi deve godere di una buona dose di meritocrazia per un po' di tempo, come se questo potesse restituire i torti subiti, invece di aprire nuove voragini, come effettivamente fa.
Una piccola lotta di classe come quella instaurata dal regime di Hitler e che vedeva minacciate le minoranze di ogni genere e specie- ebrei, omosessuali, testimoni di Geova, etc.- ora ha creato la sua ondata di meritocrazia, in particolare nei confronti delle persone di confessione ebrea. Queste persone, oramai nei nostri giorni quasi totalmente estranee alla seconda gguerra mondiale in quanto non l'hanno vissuta sulla loro pelle, hanno instaurato un certo perbenismo che è loro dovuto: ormai fascista è ritenuto un insulto, così pure un'accusa di antisemitismo può screditare un individuo.
Quest'ondata di solidarietà ha fatto sì che gli ebrei, reduci della guerra, ottenessero una porzione di terra, inizialmente piccola, in Medio Oriente, letteralmente sottraendola a paesi preesistenti, come a volere vendicare un torto storico, una questione chiusa brutalmente resuscitata, per trarne ancora tutto quanto quello che si può trarre per un'attuale presenza tranquilla- per coloro che invadono le terre- prima di scatenare- ma ci vorrà un po' di tempo- un altro conflitto. Questo è il caso della questione palestinese: Israele nel tempo con le tacite intese e gli accordi impliciti tenuti con l'occidente, ha iniziato ad espandersi e a conquistare i territori limitrofi, sottomettendo tutti quanti si opponessero o si trovassero, per decreto della sorte, in mezzo alle loro strade. Tutto questo come a volere vendicare i mali subiti, ancora in frustrazione dalla Seconda guerra mondiale.
Ricordiamolo: sono state attaccate persone e civiltà che avevano solo la colpa di esistere e di trovarsi in quel dato luogo geografico, e sono state attaccate proprio da un'ondata di odio e rabbia.
Grazie alla giornata della memoria, anche questa questione può essere messa a tacere, ancora per un po' di tempo, come a volere risparmiare tempo quando in realtà non ce n'è più.
Ricapitoliamo: la giornata della memoria, per quanto si era posta di fare ha fallito: ha avuto esattamente l'effetto contrario, facendo ridurre la coscienza collettiva ad un mero perbenismo, perdendo conoscenza storica, e distoglie l'attenzione dai conflitti attuali, che sono incentivati dalla meritocrazia della parte lesa.
Un modo per rendere più sensata questa giornata, può essere quello di estendere la rimembranza a tutti i conflitti, anche attuali, e a tutti gli stermini, celebrando ogni anno un avvenimento diverso del quale l'umanità si deve vergognare e deve prenderne le distanze, accrescendo anche le conoscenze di storia dei singoli abitanti.
Sembra inutile ricordare che noi tutti dobbiamo inchinarci ai valori della resistenza, “ogni paese ha la sua rivoluzione”, afferma Celentano, in quanto questo è stato l'ultimo grave conflitto che ha visto contrapposte le potenze mondiali, e anche il numero di morti è stato piuttosto elevato, eppure, con tali metodologie per la rimembranza la nuova generazione è sempre più accusata di nichilismo, e forse la colpa non è tutta di quest'ultima.
Non sempre, dunque è utile, prendere un solo evento a simboleggiarne altri: è come voler sfamare l'Africa intera con un pacchetto di biscotti simbolico, rifiutandosi di insegnare agli africani come si fabbricano i biscotti e dove prendere il materiale necessario.
Nella giornata stessa della memoria, quest'anno, nel mondo infuriavano molte guerre differenti con dinamiche pressoché sconosciute alla nostra civiltà, mancanza che rende incomprensibile al mondo l'attuale odio verso l'occidente che ha formato, ad esempio di DAESH, o Boko Haram, tutte organizzazioni che mietono vittime ancora lontano da noi, eppure ci pare eclatante la singola strage avvenuta in Europa, come se esistessero morti di serie A e altri di serie B(E probabilmente si arriverebbe con facilità anche alla Z).
Un evento, che dunque doveva essere utile a non fare ripetere all'umanità l'errore della guerra e degli stermini pare essere stato completamente ignorato da coloro che detengono il potere, e che non riescono a capire che stanno imprimendo cicatrici sulla pelle degli altri.
Se, un giorno, il mondo e la storia avranno tempo, spero potranno anche occuparsi dei conflitti attuali, e, se una risoluzione dei conflitti sembra ad ora lontana e utopica, è perché non si può riflettere ed accordarsi ad un signolo tavolino per il mondo intero, e i troppi errori storici hanno creato un malcontento ad oggi difficilmente curabile, e una semplice maniera per aiutare potrebbe essere un “cessate il fuoco”, così che si possa discutere senza essere assordati dal rumore delle bombe, che rende l'altra parte una voce inascoltabile, sopraffatta dall'ennesimo boato che vuole creare nuovi sordi che non voglion sentire.
Anche a coloro che ritengono impossibile una risoluzione lampo ai conflitti dico: se fosse facile probabilmente sarebbe stato fatto, e anche qualcosa fosse impossibile, vorrei solo vedere il mondo intero che prova a farcela, poiché io mi vergognerei di non avere neppure tentato.

E io tante volte ho pensato che un uomo va trattato come un uomo e non come una bestia e trattare un uomo come un uomo vuol dire farlo star pulito, in una casa pulita, mostrare simpatia e considerazione per lui e soprattutto dargli delle speranze per l'avvenire. Se questo non si fa, l'uomo, che è capace di tutto, non ci mette niente a diventare una bestia, e allora si comporta come una bestia ed è inutile chiedergli di comportarsi come un uomo dal momento che si è voluto che fosse bestia e non uomo.”
A. MORAVIA- La ciociara

Restiamo Umani”

R. Follereau

venerdì 4 marzo 2016

LE OLIMPIADI

Pubblico qua di seguito un mio breve saggio inedito, poiché tutti possano fruirne per informazione personale. Parlo delle olimpiadi che presto si svolgeranno in Brasile, e dei cui problemi, troppo spesso, si tace. Buona lettura.

OLIMPIADI DEL BRASILE 2016

Davide Fassola


INTRODUZIONE

Scrivo questo saggio breve dopo una fase di documentazione su quanto di seguito verrà trattato. Mi esprimo: non sono un esperto in materia, e forse qualcuno potrebbe dire ben più di me, tuttavia voglio comunque esprimere la mia, in quanto ritengo che anche le poche informazioni di cui io sono in possesso, se recepite, possano incidere, o addirittura far scaturire l'interessamento della vicenda per avere ulteriori informazioni.
Decido di scrivere il presente saggio dopo avere sentito, al giornale radio, un servizio-inchiesta sugli sviluppi per le prossime olimpiadi, che si svolgeranno in Brasile, 2016.
Mi stupisce non sentirne parlare un giornalista, ma sentirne parlare ad un giornale radio, ove da certi problemi spesso si preferisce astenersi: si vuole fare credere che i problemi siano altri.
Ci sono tante voci soffocate nel nostro paese; voci a cui in pochi danno credito, e difficilmente riescono ad emergere, dato lo svantaggio creato dalla mancanza di diffusione da parte di coloro che hanno il potere effettivo, appunto, di diffondere.
Forse non abbiamo mai tempo, credo, di pensare. Dico, proprio, di fermarci e pensare, pensare a qualcosa che non sia obbligatorio pensare e a qualcosa che non siamo portati a pensare. A porci in altre realtà, come ad esempio, dato il tema trattato odierno, il Brasile.
Oggi propongo a tutti voi, almeno per una volta, per la durata di un breve documento, di modo che tutti possano avere il tempo e la voglia(Oltre che la possibilità) di leggerlo e di rifletterci su, nonché di diffondere il pensiero e le informazioni, poiché questo è il fine ultimo di quanto scrivo e, se anche una sola persona diffondesse anche una sola informazione, questo documento non sarà stato scritto invano.
Una prima possibilità di riflessione che mi sembra opportuno proporre ora è quella delle subculture. La situazione, spesso, non è mai così semplice come la si crede. Non è in una giornata che si diventa scienziati, allo stesso modo, non è in pochi minuti che si apprende la realtà. E forse, anche vivendo in una realtà, se non ben esplorata, non la riusciremo mai a vedere così come è.
Si prenda ad esempio la nostra cultura occidentale, o ancora più nello specifico, quella italiana. All'interno di questa vi troveremo molte subculture. Correnti che non seguono, che sono distaccati, da quella principale, che è la cultura dominante. Certe personalità sono spinti per natura o per indole ad una diversa corrente rispetto a quella più diffusa, o per motivi famigliari, o economici, e chi più ne ha più ne metta.
Allo stesso modo nascono anche le subculture che vanno controcorrente; ovvero quelle culture che arrivano a un incontro-scontro(In cui incontro è inteso nell'ambito spazio-temporale e scontro è inteso sul campo ideologico-culturale). Quando ciò accade, è comodo per la cultura dominante occultare le altre minori, che continuano tuttavia a scorrere inesorabilmente.
Scrive Karl Marx: “La storia è una storia di lotte di classe”. Cosa intendeva costui? La risposta è da ricercarsi nel termine lotte di classe, e nella storia stessa. Si pensi ai romani, e allo continuo scontro dei patrizi contro i plebei, o ancora alla rivoluzione francese e ai disagi del cosiddetto Terzo Stato, mentre i “ricchi” continuavano a condurre una vita di eccessi e di privilegi.
Dunque, continua a spiegare Marx, quando le classi si scontrano, si possono avere due risultati: o una rivoluzione, o una sconfitta da parte di entrambe le parti.
Ultimamente, nel mondo, stiamo vedendo molti tentativi rivoluzionari, lo scontro tra le lotte di classe è ora più aperto che mai. Fino ad ora, nei tempi recenti, non abbiamo notizia di grandi rivoluzioni, il massimo che abbiamo potuto vedere sono state le primavere arabe, che tuttavia non sempre hanno avuto successo, come nei casi della Libia e della Siria.
Attenzione, tuttavia, un avvertimento a tutti conosciuto, a tutti insegnato, molto banale, ma scomodo, e perciò si tende a dimenticarlo: non si scherza col fuoco. Certo, siamo portati a farlo, ma va compreso: abbiamo visto la Guerra Fredda, abbiamo visto la minaccia nucleare. Il mondo intero è un'enorme polveriera, anzi ora azzarderei dire un grande reattore, dati gli sviluppi sull'atomica, posseduta ormai da un gran numero di stati, tutti di grande rilevanza. Il mondo è sempre in costante rischio di una Grande Guerra Mondiale.
Pensate, comunque, quanto è dannosa una guerra anche per un solo paese. Si pensi all'Iran degli anni '70, e si pensi all'Iran di oggi: quante cose possono accadere in poco più di quaranta anni! Quanti danni possono essere fatti in tempi così brevi!
Il tempo stringe, delle regioni son sempre più soggette a continui spasmi, la storia è dinamica, mai si è fermata, è bene prenderne atto perché in caso contrario si cadrebbe in una disastrosa visione utopica, la quale fodererebbe inesorabilmente i nostri occhi.
Come ora può scoppiare il Brasile(E l'ultima volta risale solo al 2014, quando per attrezzarsi per i mondiali di calcio si è creata un'enorme tensione nel popolo), domani chissà, se il malcontento continua a salire, e se continuamente paesi son soggetti a rivoluzioni.
Buona lettura.



BRASILE 2016

Correva l'anno 2016... pardon, scusatemi, deve ancora correre, si è ancora in tempo per cambiare le cose: il presente non è altro che il passato che mangia il futuro, come dice Murakami, e come io cerco di prenderne atto.
Siamo in Brasile, già oggi. Siamo consapevoli che i bambini che vivono in strada in maniera permanente sono sette milioni, mentre quelli che comunque occupano le strade per lunghi e continui tempi sono più di trenta milioni, e lo scrivo in cifre così che il numero sia ancora più chiaro:
30 000 000, ovvero ben più della metà degli abitanti dell'intera Italia.
Il destino non ha regalato un'ottima situazione a questi ragazzi, esposti, data la loro collocazione, continuamente ai problemi della droga e dell'alcol, ben diffusi in città come Rio De Janeiro e San Paulo, le cui favelas sono distese infinite, perlomeno alla vista, di persone.
Come se non bastasse a tutti i problemi che ha la popolazione di per sé si aggiungono le Olimpiadi 2016, per le quali è stato già avviato un programma di “pulizia” delle strade, dai cosiddeddi “meninos”, i bambini. Lo so, ho utilizzato un termine orribile: “pulizia”, ma di certo non sono stato io ad inventarlo.
L'eliminazione degli infanti è e sarà portata avanti dalle forze di polizia.
Tutt'ora si stima che da dieci anni fa a questa parte la media di omicidio di bambini in Brasile sia di quattro morti al giorno. Avere una stima del genere è molto difficile, come è difficile averne una più veritiera di questa in quanto non sempre si hanno testimoni(E soprattutto non sempre si ha il tempo di ascoltarli). Le circostanze, inoltre, non sono mai del tutto certe: a volte è complicato distinguere gli adolescenti che sono veramente potenzialmente pericolosi, da quelli che non lo sono, data la gran quantità nelle strade di persone, anche di giovane età, che non si reggono in piedi data la quantità di stupefacenti che hanno assunto.
Certo, questo è un conto, vi saranno delle persone pericolose, magari anche giovani, ma quando si sente dire che la polizia brasiliana ha ucciso nel ssolo 2014 più di 58 000 persone, un po' ci si stupisce, anche confrontando con i dati del 2013, in cui sono state uccise circa 55 000 persone. Abbiamo idea di quante siano realmente più di 3 000 persone, o questi numeri rimarranno solamente numeri, privi di un volto e di una personalità destinata ad annullarsi e a cader dimenticata, come non fosse mai esistita, come forse sarebbe stato meglio che fosse?
Ma non voglio insistere sui numeri e sulla vostra umanità, che di sicuro, se siete arrivati a leggere fino a qua, esiste, voglio tuttavia far comprendere che non potranno mai essere giustificati, per ragione del mondo alcuna, tutti gli abusi sulle bambine o sulle varie torture imposte dalla polizia. Quelle non possono avere un senso, è impossibile che siano avvenute per “legittima difesa”, impossibile.
Lo stato è rimasto a guardare, d'altronde l'ha già fatto in diversi casi. Devo citarne alcuni? Quella del carcere di Carandiru, nel 1992, le cui testimonianze fanno ancora rabbrividire tutt'oggi, o la notte della Candelaria, o ancora le squadre della morte che hanno agito il 31 marzo 2005 e il 22 giugno dello stesso anno.
Ora la situazione è denunciata da paesi lontani, e il Brasile, per difendersi, ha imposto delle sanzioni per la polizia che abusi del proprio potere: il senato brasiliano ha approvato la legge che classifica la tortura come un crimine grave, e come tale la punisce con pene detentive da due e 8 anni, 16 anni in caso di morte della persona maltrattata. Ma cosa sono sedici anni per la morte di una persona?
Che risposte sono? Di sicuro queste sono troppo deboli.

La giornalista Rosanna Turri su Fuoco Vivo scrive la seguente testimonianza: Una ragazza di Copacabana chiamata Paulina mi raccontava: "Devo andare via, mio figlio mi aspetta". "E quanti anni ha tuo figlio?", chiesi io, "sette lui, mentre io ne ho già sedici!'l, rispose lei. "Non è possibile", esclamai. Lei mi rispose "Tu non capisci, lui è mio figlio di strada, lui è piccolo, io lo custodisco, lo difendo, lo curo, mi interesso a lui. Io ho il mio uomo, non siamo sposati, ma è lo stesso il mio uomo.
Lui va a rubare per me, mi dà da mangiare, mi dà la roba, mi protegge".


A volte, senza leggere testimonianze, o essere in diretto contatto con il problema, non ci rendiamo veramente conto di quel che possa significare un numero, un dato, un'informazione.
I dati di cui ci siamo resi conto ora sono destinati ad aumentare drasticamente, col nuovo programma di pulizia delle rio, delle strade.
Inoltre l'80% delle scomparse di persone sono di ragazzi dai 14 ai 29 anni, un altro dato di quelle persone che non si aggiungono ai morti e neppure ai vivi, ma che rimangono sospesi chissà dove, scomparsi, e spesso di loro, non si avrà più notizia.
Per chi volesse cimentarsi a fare il detective youtube e più in generale il web è zeppo di video di omicidi e maltrattamenti, nonché di storie inascoltate, alternate a poche testimonianze, tenute il più possibile nascoste poiché appartenenti alle subculture, che in questi casi intralciano il cammino della popolazione più sviluppata, dell'”Ordem e progresso” che si legge sulla bella bandiera brasiliana. I poveri abitanti delle rio sono la feccia, sono l'intralcio verso un Brasile sviluppato e slanciato a dare un'ottima impressione alle prossime olimpiadi al resto del mondo, soffocando una realtà, che seppur silenziosa, continuerà ad esistere.
L'invito è quello di rimanere umani. Alla domanda: “Cosa possiamo fare, noi, a livello pratico?” la mia risposta è: non lo so, ma di certo, evitando di dare share alle prossime trasmissioni delle olimpiadi si sarà un'idea di una tendenza invertita, e quando i guadagni sono pochi, anche i potenti iniziano a porsi qualche domanda. Il nostro comportamento, la nostra attenzione, è la cosa che fa più paura a coloro che gestiscono il potere su questo pianeta, e siamo proprio noi ad alimentare di legna il camino, che, in caso contrario, finirebbe per spegnersi.
Siete ancora sicuri di voler seguire le olimpiadi del 2016?




sabato 20 febbraio 2016

MORTE DI UMBERTO ECO

MORTE DI UMBERTO ECO

Nella notte tra il 19 e il 20 febbraio 2016 l'Italia ha perso un grandissimo scrittore, un illustre semiologo e un magnifico filosofo in una volta sola, con la morte di Umberto Eco, avvenuta all'età di 84 anni, nella sua abitazione di Alessandria.
Lo annunciano i parenti e gli articoli su "La repubblica", quotidiano con cui Eco ha spesso collaborato. Pubblicò l'ultimo romanzo nel 2015, e stava lavorando ad un nuovo romanzo, che sarà comunque pubblicato prossimamente. L'ultima apparizione pubblica ad Alessandria, in settembre.

O capitano, capitano, mio capitano
Lo scrittore era recentemente diventato capitano de "La nave di Teseo", in collaborazione con Elisabetta Sgarbi, per contrastare l'enorme fenomeno Mondadori-Rizzoli-Mondarizzoli, come li chiamava Umberto-, dunque una morte inaspettata, come quelle che colgono i protagonisti dei suoi romanzi. Tra i suoi lavori di narrativa più famosi troviamo "Il nome della rosa", titolo odiato da Eco, che lo definì il suo peggiore lavoro, ma quello che attirò di più l'attenzione del pubblico. Scrisse anche "Il pendolo di Foucault" e continuò a tenere conferenze fino a pochi mesi fa.

Lo strano caso di Harper Lee
Ricordiamo anche la morte della scrittrice americana Harper Lee, autrice de "Il buio oltre la siepe". Pubblicò l'ultimo romanzo poco tempo fa, affermando di avere ritrovato il manoscritto pensando di averlo perso per sempre(Lo scrisse molti anni fa). Ed ora è morta, a soli poche settimane dalla pubblicazione.
Accade nella storia della letteratura che avvengano sincronie, qualcuno ha parlato di transmigrazione di anime, o semplicemente casualità, come è una casualità quella di questa notte: due grandi scrittori morti a poche ore di distanza l'uno dell'altra, il primo a 84 anni e l'altra ad 89, lontani di casa, ma vicini di lavoro.

Un nobel a portata di mano
Il grande scrittore italiano avrebbe-probabilmente- presto riportato lustro alla letteratura italiana, che pure non vede un nobel per la letteratura dal 1997(Dario Fo), invece non ne ha avuto tempo. Chissà, magari era d'accordo con Sartre, lo scrittore francese-l'unico ad avere rifiutato il premio- il quale affermava che l'operato di uno scrittore può essere giudicato solo dopo la sua morte. Ora nel mondo tutti sentiranno la mancanza della visione del mondo(La "visio mondi") di Eco, che vendette più di 14 milioni di copie dei suoi libri nel mondo.

Umberto, il tuo nome farà Eco
Quando scrittori del calibro di Eco muoiono, l'oblio non è inevitabile. Se io ora dicessi Manzoni, Alighieri, Petrarca, sono tutte persone vissute centinaia di anni fa, che fanno durare il loro nome nel tempo. E più dura, più li onora, questi geniali autori che hanno dedicato la loro esistenza a lasciare opere che finiranno nella storia e sui banchi di scuola di ogni studente nel mondo. In tanti hanno avuto successo solo dopo la morte; nel caso di Umberto solo il tempo sottrarrà ogni dubbio, per questo scrittore che è divenuto famoso in vita, ma forse non quanto avrebbe effettivamente meritato. Il suo nome farà Eco e darà indicazione ai tanti aspiranti semiologi, filosofi e romanzieri dispersi nella grotta del loro lavoro.

martedì 19 gennaio 2016

I MIEI AUGURI AL MAESTRO

EDGAR ALLAN POE,

Oggi, o diletto, compi 207 anni. Auguri!

19 gennajo 1809-19 gennajo 2016

"E' questo il dramma chiamato "Uomo"
E il suo eroe è il verme conquistatore"

lunedì 7 settembre 2015

IL SEGRETO

IL SEGRETO: SULL'ETICA

CULTURA D'ESTATE 90


SULL'ETICA



Il mondo va degenerando, e questo è appurato.
Non scriverò, in quanto segue, una semplice critica, ce ne sono già troppe, se ne sentono a bizzeffe e non si legge d'altro sui giornali: che noia! Anche se mi pare di vedere molte persone che, leggendo, non si stufano mai delle stesse tematiche, o di guardare sei volte al giorno il telegiornale.
Io non voglio però la solita minestra riscaldata, quindi oggi vi dirò di come poter ovviare a vari problemi, pur rimanendo nella mia ignoranza: sia chiaro, non ho nulla di più del giornalista che propone il solito articolo(Anzi, forse ho di meno), semplicemente penso che quanto segue, nella mia mancata modestia, possa essere utile anche ad una sola persona che non vi abbia pensato.
Sulla prima affermazione già molti mi potranno criticare e affermeranno che il mondo non sta affatto degenerando. Dipende dai punti di vista. Ci sono gli eterni ottimisti, e c'è chi ormai si è convinto della propria visione pessimistica, credendosi realista, e che difficilmente riesce a cambiare idea(Per Dio! Spero di riuscirci!).
Ma cosa significa veramente degenerazione? Sto parlando a vanvera o con cognizione di causa?
Pensiamo alla nostra cultura. In primis a quella mondiale, ma dato che ultimamente si pensa molto ai problemi del Bel Paese, parliamo proprio dell'Italia. Orsù, chi mi potrà negare tutti gli artisti che abbiamo avuto? Gli scienziati, gli scrittori, la storia che abbiamo scritto, le grandi civiltà che abbiamo ospitati. Ci siamo visti passare davanti il mondo! E non è poco!
Le persone, fino alla Belle Epoque italiana, che ha seguito di qualche decina di anni quella francese di fine Milleottocento, pensavano soltanto a mangiare e a sopravvivere, un po' come le altre specie animali, un mero istinto di sopravvivenza, o, come direbbe De André: “Delle specie di cinghiali laureati in matematica pura”.
Dopo la Belle Epoque, invece, l'importanza, oltre al lavoro, viene attribuita al tempo libero, utilizzato per divertirsi: nascono così le prime attrazioni(D'altronde, se ci pensiamo, è proprio in quegli anni che i fratelli Lumiere lavorano al cinema).
Oggi vediamo un buon 50% delle persone per la strada “attaccati” al cellulare. Non voglio discutere troppo: sarà per lavoro spesso, quella telefonata, ma non penso che proprio tutte lo siano. E i piaceri sono certo importanti, ma cavoli, un po' di equilibrio, almeno quando si cammina per la strada!
Gli elementi di cultura stanno diventando sempre più di nicchia. Pensiamo ai pienoni per ogni spettacolo teatrale, all'importanza della critica del pubblico e agli applausi: ora vi sono molte meno rappresentazioni e tanti altri elementi di cultura sono così: ormai rimasti puramente rappresentativi, perché la cultura ormai è altra.
Molti potranno obiettare che questa è soltanto evoluzione, che nel corso della storia è continua, ma come possiamo mettere a confronto il tempo passato a giocare a Ruzzle e quello passato a vedere il Nabucco?
Come possiamo pensare che in Italia vi siano quasi più scrittori che lettori?
Come possiamo pensare, infine, che ai telegiornali invece di parlare delle grandi guerre che affliggono i nostri giorno del NOSTRO mondo, parlano invece del piatto preferito di Justin Bieber?
L'opinione pubblica, ormai, è fortemente incentrata sui vari delitti: Jara, Chiara Poggi, Avetrana, sono oggi termini molto più conosciuti di Baudelaire, di Shakespeare, di Baratono, e che possiamo farci, noi?
La risposta da dare non è certo facile, ed esporla in un saggio breve di poche pagine pensando che sia completa non è certo opportuno, ma posso fornirvi alcune linee di pensiero su cui lascirvi avviare la vostra riflessione(D'altronde non tutti concorderebbero con la mia visione, ma vi sono fatti che son lì, son quelli, e non si può fare nulla per modificarli, perché su un albero c'è non si può dire che non sia presente).
Si potrebbe anche pensare che “Non è un mio problema”. Ma come? Ed è un tuo problema occuparti di quanto pesa il nuovo canarino di Paris Hilton?
La risposta potrebbe essere: “Sono informazioni che mi fanno piacere. Lavoro tutto il giorno e non voglio pensare alla biochimica, quando torno a casa”.
Benissimo, ognuno la pensa alla sua maniera. Sei liberissimo si sapere quanto pesa questo benedetto celebre canarino, ma devi essere a conoscenza dei problemi più grandi del nostro mondo!
Perché se il popolo è ignorante il sovrano può fare tutto quello che vuole!
Questo non significa dovere andare a teatro tutte le sere e neppure una volta rimanere a casa a vedere “Paperissima sprint”, significa avere quanto meno una visione d'insieme, significa avere un pensiero critico e sapere giudicare un dato operato.
Perché noi siamo gli elettori di questo paese. Dovremmo essere un minimo informati sul pensiero di chi votiamo, o ci piace solamente il suo cartellone elettorale? D'altronde oggi i politici spendono di più per il cartello elettorale(E per le tecniche di persuasione che dovrebbero agire in chi lo guarda, studiate da figure apposite), invece che diffondere la propria linea di pensiero.
Molti, oggi, pensano che i fatti siano molto più importanti dei pensieri. In una società sana come da modello aristotelico questo discorso non ha senso, perché se ad ogni azione corrisponde una reazione, questa corrisponderà anche ad un pensiero, perché anche quella è un'azione, e noi dobbiamo capire dalla maniera di parlare e di divulgare le proprie opinioni da parte di un politico, se quello andrà dritto ai fatti o continuerà ad arringare.
In somma, come ci dice il signor George Orwell: “Occorre un grande sforzo per vedere quanto abbiamo sotto il naso”, ed è proprio vero. E per vedere tutto, e dico proprio tutto, anche ciò che è invisibile all'occhio, occorre avere un pensiero critico che, negli ultimi tempi, si sta parecchio perdendo a discapito della cultura che ci caratterizza e che ora sembra uniformarci al modello importato americano(Ora non voglio criticarlo, ma sicuramente ve ne sono di più ricchi, e se ci pensate anche loro fanno autocritica: all'EXPO 2015 il loro tunnel finisce in un Mc Donald's e non ci credo che loro si siano voluti vantare di quella cultura infetta).
Abbiamo il diritto di pensarla come vogliamo, ma bisogna prima di tutto conoscere. E quando tutti gli abitanti di questo mondo conosceranno, ho idea che le cose funzionerebbero in maniera molto diversa(Molto migliore), e questo sottolinea che l'unico male del mondo è proprio l'ignoranza.
Insomma, restiamo umani.

TRADURRE IL LATINO

TRADURRE IL LATINO

CULTURA D'ESTATE 89 BIS

Carissimi, questa è l'ultima volta che ci parliamo a tu per tu su questo blog(Perlomeno suppongo, poi non si sa mai).
Ringrazio chi mi ha voluto lasciare il suo sostegno nei commenti,e ringrazio anche quei lettori silenziosi che, dalle statistiche, so che ci sono stati, sebbene in numero limitato.
Quest'estate ho avuto occasione di arricchirmi anche io, e se avessi dovuto fare anche un solo articolo interessante per una singola persona, be', il mio lavoro non sarà stato vano e posso ritenermi soddisfatto.
Sono consapevole che la qualità della mia scrittura è stata spesso bassa per via del poco tempo: dovevo presentarvi almeno un articolo al giorno, e mi interessavano più che altro i contenuti, ma il nostro percorso l'abbiamo fatto e, in linea di massima è stato lineare.
Non scordatevi di leggermi su Letteratura Rossa. A proposito! Parliamo un po' di questa prima di passare alla rifinitura dell'ultimo articolo(Che, se vi ricordate, ero stato costretto ad interrompere, e scusate se questi sono giorni di fuoco, proprio all'ultimo, ma domani avrò due esami scritti). Inizierò a pubblicare regolarmente a partire dal 14 di settembre, entro e non oltre le ore 21: 15(Può essere un orario adatto? Suggerite voi).
Sto inoltre lavorando ad inserire un podcast per registrare la mia voce e alla creazione di una chat.
Ricordo che sarò sempre disponibile con gli studenti che avranno bisogno di aiuto e dal 14 si organizzeranno veri e propri gruppi di lavoro.
Non fraintendetemi, io farò questa attività volentieri, ma mi costerà tempo(Parecchio!) e fatica, dunque entro settembre vorrei vedere commenti e partecipazione, altrimenti il lavoro che vado ad intraprendere non avrà senso e interromperò le attività fino a data da destinarsi.
Adesso non ha molto senso parlare di numeri, ma indicativamente servirebbero almeno 5 commenti ad ogni mia pubblicazione. O perlomeno il farsi sentire con i mi piace. Non che mi importi dei mi piace, ma è sintomo che a qualcuno queste cose servono, altrimenti sono qua come un deficiente a scrivere a vuoto e, con tutte le cose da fare, non ha molto senso.
Scusate per la presa di posizione.
Per ogni dubbio o domanda scrivetemi un bel commento.
Poi, giornata di oggi: qui vi finisco l'articolo, e poi pubblico quel famoso saggio sull'etica, classicamente, senza commento alcuno, sarà il cultura d'estate 90, l'ultimo, che seguirà di pochi minuti questo.
Per questo saggio ho dovuto lavorare parecchio(Come avrete intuito), dunque usatelo a vostro scopo personale, ma, per favore, non pubblicatelo in parte alcuna.
Qui ci salutiamo, e ci risentiamo, come già detto su letteratura rossa. 
Buoni articoli!

Davide


Dunque, dunque, dunque, dove eravamo rimasti?
Ah sì, dovevamo tradurre la nostra versioncina.
Mi pare di avervi dato anche qualche consiglio su quanto il tepo sia importante, sebbene questo non fosse strettamente inerente a quanto dovevo effettivamente dirvi. Spero che vi sia stato utile, in qualche modo.
Passiamo al lato pratico e bando alle ciance: come tradurre.

1) Leggete la versione. Ehi, non barare. Tutta, non fino al punto, fino alla fine!
2) Rileggetela fino al punto. Sì, ora potete farlo.
3) Cercate sul vocabolario tutte le parole dei quali significati non siete sicuri. Tutte! Ci sono molti falsi amici, proprio come nella lingua inglese.
4) Prendetela serenamente! Non vi stanno torturando e potete benissimo farcela! Il latino non è una lingua morta perché continua a vivere nell'italiano e vi aiuta a riflettere sulla vostra lingua madre. La riflessione poi tiene attivo il cervello; d'altronde, perché dovrebbe essere facile tradurre ciò che scrivevano 2000 anni fa?
5) Non traducete parola per parola, anche se ora conoscete il significato di tutto! Controllate sempre la concordanza di genere  numero e caso. Poi individuate il vostro predicato(Il verbo) e collegate in un discorso che innanzitutto abbia senso, e che in secondo luogo sia veramente rispettoso del significato letterale. Per svolgere questo passaggio serve una conoscenza di base delle quattro coniugazioni attive e passive e delle declinazioni, nonché dei principali pronomi. Per il resto è tutto ragionamento!
6) Bravi! Avete tradotto. Ora rileggete. Questo è un buon italiano? Riscrivete la versione(Se necessario) con le parole nel giusto ordine e con termini più adeguati, più consoni alla nostra lingua attuale(Invece di mesto potete dire triste, invece di salvo ed integro potrete scrivere sano e salvo, insomma).

Alla luce di questi sei consigli d'oro, possiamo passare alla nostra traduzione della versione che vi passai(Quella del falso indovino, per testare quanto foste capaci di fare. Sarei curioso, nei commenti, di vedere come ve la siete cavata! :)

Al centro della piazza un indovino prediceva il futuro: "Donne e uomini" acclamava: "Annuncerò a poco prezzo il futuro".
Ma una donna furba scoprì la falsità dell'indovino: "O profeta", esclamò: "Dei predoni derubano la tua casa, uccidono i tuoi servitori".
Il profeta, agitato, si precipitò alla sua casa, poi, dopoché vide la casa tranquilla, entrò frattanto nella piazza e, adirato, apostrofò la donna: "Perché, o donnetta malvagia, colle tue bugie mi hai turbato?"
E la donna rispose: "Tu, con le tue false notizie, hai sconvolto gli animi di donne e di uomini".